Le temperature aumentano, così come le notti calde. Le precipitazioni cambiano il loro regime. Di neve ne cade ma spesso in ritardo
Introduzione
In realtà, il titolo corretto di questo report è: “Anno idrologico 2023-2024: Report meteo-climatico per l’ambiente glaciale e periglaciale alpino“, ma essendo molto lungo l’ho abbreviato per renderlo di più immediata lettura. Così come ho abbreviato i contenuti di questo articolo per sintetizzarli al massimo. Il report integrale è disponibile al link in fondo a questa pagina.

Gli ambienti alpini ed in particolare quelli glaciali e periglaciali, stanno rispondendo rapidamente e in maniera chiara all’aumento delle temperature, nel contesto di un cambiamento climatico globale, rapido e pericoloso, che si manifesta oramai da alcuni decenni. Nell’ottica di osservare e documentare con sempre maggior accuratezza le trasformazioni che avvengono in questi ambienti, è importante conoscere l’andamento nel tempo e l’evoluzione negli anni del clima attraverso lo studio dei suoi principali elementi. Per applicare questi studi a questi ambienti è necessario fare riferimento all’anno idrologico che va da ottobre a settembre, poiché risulta indispensabile poter considerare per intero il periodo in cui cadono le precipitazioni nevose e in cui le temperature assumono i valori più bassi.
Ai fini del presente studio sono state prese in considerazione dieci stazioni meteorologiche ritenute rappresentative per posizione geografica, contesto ambientale, quota e qualità dei dati raccolti, facenti parte delle reti di monitoraggio regionali e provinciali (Figura 1). Per queste stazioni si sono acquisite le serie di dati orari di temperatura dell’aria, di precipitazione e di altezza di neve al suolo. Da queste serie, dopo gli indispensabili controlli di qualità, si sono ricavate le serie giornaliere, mensili ed annuali su cui sono state fatte le elaborazioni.
Temperature

Le medie annuali della temperatura media, minima e massima sono rispettivamente 3,5 °C, 0,6 °C e 6,5 °C. Il confronto con il quinquennio precedente, effettuato sulle medie annuali, mette in evidenza un significativo aumento di tutti e tre i parametri analizzati. Gli incrementi maggiori si sono osservati a Pantano d’Avio per le temperature medie e massime, rispettivamente Δ +0,9 °C e Δ +1,0 °C, mentre l’aumento maggiore delle temperature minime si è osservato alla stazione Rifugio Gastaldi, con Δ +0,9 °C. Gli incrementi minori si sono osservati a Formazza, dove tutti e tre i parametri analizzati hanno fatto registrare Δ +0,1 °C.
L’andamento generale della temperatura si manifesta per l’anno idrologico 2023-2024 con una serie di mesi freddi relativamente omogenea, che va da novembre a marzo e, per quanto riguarda le temperature medie, tutte sotto lo zero (Figura 2). Prossime allo zero, ma positive, le temperature massime dello stesso periodo. Per quanto riguarda le temperature minime, valori negativi sono presenti durante il periodo novembre-aprile, con gennaio che presenta il dato più basso (TN -5,4 °C). Agosto risulta essere il mese più caldo (TM 13,1 °C, TN 10,0 °C, TX 16,3 °C), seguito a breve distanza da luglio (TM 12,1 °C, TN 8,9 °C, TX 15,4 °C).
Precipitazioni

Per quanto riguarda le precipitazioni intese come pioggia e neve fusa, il valore mensile più elevato si osserva alla stazione di Pantano d’Avio, in ottobre (529 mm); alla stessa stazione si registra anche il mese con il maggior numero di giorni con precipitazioni, maggio (23 giorni). I totali annuali di precipitazione più elevati si osservano alle stazioni di Pantano d’Avio e Passo Rolle, rispettivamente con 2277 mm e 2133 mm. La media annuale delle precipitazioni cadute durante l’anno idrologico 2023-2024 è di 1602 mm ed il numero medio di giorni con precipitazioni è pari a 132.
Il mese con maggior precipitazioni è stato ottobre (269 mm), seguito da maggio, settembre e giugno, con valori rispettivamente di 227 mm, 226 mm e 223 mm. Gennaio e febbraio sono i mesi con meno precipitazioni, rispettivamente con 32 mm e 41 mm. I mesi con più giorni di pioggia sono stati maggio (19 giorni) e giugno (16 giorni), all’opposto abbiamo gennaio (6 giorni).
Per quanto riguarda invece l’innevamento, espresso in termini di acqua equivalente, i maggiori apporti sono avvenuti in primavera, nei mesi di marzo, aprile e maggio, rispettivamente con 194 mm, 198 mm e 172 mm.
Tendenze climatiche
Un recente lavoro in cui è stato applicato tale approccio e che ha considerato i dati provenienti da 23 stazioni meteorologiche localizzate sull’arco alpino a quote superiori ai 1500 metri, riporta che i valori medi annuali della temperatura minima e massima per il periodo climatologico normale 1991-2020 sono rispettivamente -2,4 °C e 4,4 °C, con un tasso di riscaldamento di circa 0,5 °C/10 anni. Il confronto della temperatura media annuale registrata nel periodo climatologico normale 1961-1990 con quella del periodo climatologico normale 1991-2020 mostra un aumento di 0,9 °C.
Un secondo approccio utilizzato in questo studio ha messo a confronto la temperatura media giornaliera dell’anno 2024, ricavata dalle temperature medie giornaliere delle 10 stazioni considerate, con la temperatura media giornaliera del periodo climatologico normale 1991-2020, ricavata dalle temperature medie giornaliere delle 23 stazioni considerate nello studio sopra citato (Figura 4). Osservando gli andamenti termici in Figura 4, è possibile notare come la temperatura media giornaliera del 2024, considerata come media generale di tutte e dieci le stazioni utilizzate in questo studio, sia significativamente più elevata rispetto allo stesso parametro riferito al periodo 1991-2020 e questo in diversi giorni dell’anno. Si conferma quindi la tendenza ad un aumento generalizzato della temperatura che, a seconda degli anni, può presentarsi in modo diverso.

Conclusioni
Gli ambienti glaciali e periglaciali delle nostre Alpi stanno rispondendo rapidamente ai cambiamenti climatici: le temperature aumentano, così come le notti calde, allo stesso tempo le precipitazioni cambiano il loro regime, aumenta la frequenza e la magnitudo degli eventi pluviometrici, di neve ne cade sempre meno e spesso in ritardo. Le quote dello zero termico in estate tendono ad alzarsi e a mantenersi elevate per diversi giorni: la fusione del ghiaccio e la degradazione del permafrost procedono anche di notte. Alcuni processi di instabilità naturale come i crolli di ghiaccio, i crolli di roccia, le colate di detrito e le piene torrentizie sembrano essere in aumento, come riportato in un recente lavoro.
Nei prossimi cento anni il clima e i diversi ambienti delle Alpi subiranno notevoli trasformazioni (Kotlarski et al. 2023). L’intera regione alpina avrà un clima più caldo, soprattutto in estate e soprattutto nella sua parte meridionale, cioè quella italiana. Alla fine di questo secolo, o forse anche prima, gran parte dei ghiacciai al di sotto dei 3000 metri saranno estinti, le aree glaciali si trasformeranno velocemente in aree periglaciali, fenomeno peraltro già ampiamente in corso: in pratica tutto si sposta verso l’alto, la montagna cambia e perde il bianco.
L’alta montagna sarà sempre più frequentata da turisti, escursionisti e alpinisti. Nei prossimi decenni è molto probabile che verranno costruite nuove strutture, al fine di soddisfare diversi settori produttivi (turismo, produzione idroelettrica, agricoltura, silvicoltura, approvvigionamento idrico) ma, allo stesso tempo, aumenterà anche l’instabilità naturale. Il forte interesse dell’uomo per questi ambienti deve quindi prendere in considerazione gli scenari evolutivi dei prossimi decenni, al fine di conoscere preventivamente i pericoli, ridurre i rischi e applicare concrete azioni di mitigazione e di adattamento al clima che cambia. Indagini come quella qui presentata, se ripetute nel tempo e magari ampliate, prendendo in considerazione più stazioni e più indici climatici, possono costituire un utile strumento di conoscenza e di supporto alle decisioni.
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IMPORTANTE
Per dettagli e chiarimenti su metodologia utilizzata, stazioni analizzate, abbreviazioni e altro, consultare la pagina “Introduzione“.
RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Piemonte, il Centro Funzionale della Regione Autonoma Valle d’Aosta, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Lombardia, la Provincia Autonoma di Trento e la Provincia Autonoma di Bolzano per la messa a disposizione gratuita dei dati meteorologici attraverso i portali aperti al pubblico.
Immagine in evidenza: Parte dell’arco alpino da Bing Maps.